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Un po’ di tempo fa ci mangiavamo gli uni gli altri | Raccapricciante quello che hanno scoperto: eravamo tutti cannibali

Illustrazione di alcuni cannibali (Canva FOTO) - buildingcue.it

Illustrazione di alcuni cannibali (Canva FOTO) - buildingcue.it

La scoperta è incredibile, e in qualche modo ci permette di capire alcune dinamiche del passato, come quelle incentrate sul cannibalismo.

Il cannibalismo è una pratica che ha attraversato i secoli e le culture, suscitando sempre un misto di paura, curiosità e giudizio morale. Consiste, in sostanza, nel consumo di carne di individui della stessa specie, un comportamento che, pur raro, è documentato sia nel regno animale che nella storia dell’uomo.

Nel mondo naturale, alcune specie animali ricorrono al cannibalismo in situazioni di stress, scarsità di risorse o per strategie riproduttive. In certi casi, è addirittura un comportamento abituale, come nei ragni o nei pesci, dove può servire a eliminare i più deboli o a nutrire i piccoli.

Nell’ambito umano, invece, il cannibalismo è stato praticato in contesti molto diversi: cerimonie religiose, rituali tribali, o in condizioni estreme come carestie e naufragi. Non si tratta mai di un gesto casuale, ma spesso di un’azione condizionata dalla cultura o dalla necessità.

Oggi, il tema è al centro di studi antropologici, archeologici e anche etici. Analizzare le tracce lasciate sui resti ossei permette agli scienziati di distinguere tra gesti rituali e semplici atti di sopravvivenza.

Alcune tracce molto interessanti

A volte ci si dimentica che i nostri antenati non erano poi così diversi. Condividevano ambienti ostili, si organizzavano in gruppi, cercavano cibo, rifugio… e spesso si trovavano a dover scegliere tra ciò che era lecito e ciò che era semplicemente necessario. Sotto una certa luce, la preistoria non è poi così lontana: è fatta di emozioni viscerali, di fame, di paura. E forse anche di gesti che oggi farebbero rabbrividire.

Alcune scoperte archeologiche, più di altre, riescono a spazzare via l’idea un po’ romantica dell’uomo antico come figura saggia e in equilibrio con la natura. Ci sono ossa, incisioni, segni lasciati sulle pietre o meglio, sulle persone stesse, che raccontano dinamiche molto più crude. Non tutte le storie del passato sono epiche o rassicuranti.

Illustrazione dei segni lasciati sulle ossa (Maria D. Guillén _ IPHES-CERCA FOTO) - buildingcue.it
Illustrazione dei segni lasciati sulle ossa (Maria D. Guillén _ IPHES-CERCA FOTO) – buildingcue.it

Cosa è stato scoperto

Come riportato da Everyeye Tech, l’Institut Català de Paleoecologia Humana i Evolució Social, attraveros un comunicato ufficiale,  afferma di aver fatto una scoperta sorprendente. Nel sito spagnolo di Atapuerca, noto da tempo per i suoi ritrovamenti preistorici, i paleoantropologi hanno portato alla luce qualcosa di sconcertante: una vertebra appartenente a un bambino di circa 2-5 anni. Fin qui nulla di anomalo, se non fosse per quei segni evidenti (morsi, tagli, bruciature) che lasciano poco spazio ai dubbi.

Secondo i ricercatori, risalenti a circa 800.000 anni fa, questi resti suggeriscono che quel bambino sia stato decapitato e in parte… consumato. Un atto, spiegano, probabilmente rituale. Non si parla quindi di pura sopravvivenza, ma di pratiche culturali vere e proprie. Il gruppo in questione apparteneva alla specie Homo antecessor, uno dei candidati alla parentela diretta con Homo sapiens.