Stonehenge, mistero finalmente risolto | Dopo secoli di congetture è arrivata la parola FINE: ecco come veniva usato

Stonehenge (Depositphotos foto) - www.buildingcue.it
Un enigma millenario che potrebbe finalmente aver trovato risposta: nuove scoperte cambiano la visione su Stonehenge e il suo significato.
Stonehenge è uno di quei luoghi che sembrano usciti da un sogno antico. Tutti, prima o poi, ci siamo chiesti cosa ci facciano lì quelle enormi pietre piantate nella terra inglese. Ci sono storie di druidi, allineamenti stellari, riti misteriosi… ma niente di veramente certo. Quel che è sicuro è che continua a far parlare di sé. Ed è proprio questo fascino senza tempo che, ancora oggi, spinge studiosi e appassionati a cercare risposte.
Rispetto ad altri siti megalitici sparsi nel Regno Unito, Stonehenge è sempre sembrato un po’… fuori scala. Ma non tanto per la grandezza, quanto per il tipo di costruzione e la varietà dei materiali usati. Nessun altro cerchio di pietre nel Paese ha queste stesse caratteristiche. Perciò, più che chiederci “come” sia stato costruito, forse vale la pena domandarsi “perché proprio lì”, e con quelle pietre, tra l’altro molto diverse fra loro.
Nel corso del tempo, le teorie sono fioccate: chi lo vede come un osservatorio astronomico, chi pensa fosse un tempio sacro, chi lo immagina come un calendario solare (o lunare, dipende dai giorni). Però c’è qualcosa che nessuna teoria è riuscita a spiegare fino in fondo: il senso profondo che aveva per chi lo ha costruito.
Cioè, è possibile che quelle pietre siano lì per rappresentare… altro? Qualcosa che va oltre il rituale o l’osservazione del cielo? Negli ultimi anni, grazie a nuove tecniche di analisi e qualche pizzico di fortuna, sono emersi indizi che cambiano un po’ le carte in tavola.
Un’ipotesi che cambia la prospettiva
Una nuova ricerca dell’UCL Institute of Archaeology, firmata dal professor Mike Parker Pearson e pubblicata su Archaeology International, ha fatto emergere un dettaglio non da poco: alcune pietre di Stonehenge provengono addirittura dal nord-est della Scozia, mentre altre arrivano dal Galles, a oltre 200 chilometri di distanza. Insomma, non è che hanno preso le pietre più vicine e via. C’era dietro un progetto ben più ampio, forse anche simbolico.
Non un semplice cerchio di pietre, ma una sorta di “ponte” tra regioni lontane. E non è solo una teoria: quasi la metà delle persone trovate sepolte lì non erano originarie della zona, e questo rafforza parecchio l’ipotesi di un luogo scelto apposta per unire, non per dividere.
La vera funzione del sito rivelata dopo secoli
In pratica, secondo quanto emerge dallo studio riportato anche da Passione Astronomia, Stonehenge potrebbe essere stato costruito per simboleggiare l’unità delle popolazioni britanniche dell’epoca. Usare pietre provenienti da varie zone del Paese sarebbe stato un modo per rappresentare questa connessione. Una specie di “mappa in pietra” dell’isola intera. È un’interpretazione nuova, che mette da parte il rituale per lasciare spazio al concetto di identità collettiva.
Ad esempio, la cosiddetta pietra dell’altare – quella gigantesca, da sei tonnellate – arriverebbe proprio dalla Scozia, e sarebbe stata collocata lì intorno al 2500 a.C., cioè quando il sito venne ristrutturato. Quella pietra assomiglia molto a quelle che si trovano nei cerchi megalitici scozzesi, e questo fa pensare a un legame diretto tra le due zone. Non è più solo una questione di astronomia o religione: forse Stonehenge era un simbolo di collaborazione tra culture diverse, costruito per durare nel tempo e parlare a chi sarebbe venuto dopo.