Stonehenge, le nuove scoperte infittiscono il mistero | Le pietre trasportate da quasi 1000 km di distanza: un’opera non di mano umana
Stonehenge: nuove scoperte svelano un passato ancora più sorprendente, il mistero delle sue imponenti pietre si infittisce.
Stonehenge, uno dei siti archeologici più affascinanti ed enigmatici del mondo, continua a sfidare la nostra comprensione delle antiche civiltà. Questo monumento preistorico, con le sue imponenti pietre disposte in cerchi, è da secoli oggetto di studi e speculazioni riguardo alla sua costruzione e al suo scopo.
Per decenni, le teorie prevalenti hanno cercato di spiegare l’origine delle sue massicce pietre, ipotizzando percorsi e metodi di trasporto che, pur impegnativi, sembravano plausibili per le tecnologie dell’epoca.
Tuttavia, la ricerca archeologica è un campo in continua evoluzione, e nuove scoperte possono a volte ribaltare le certezze consolidate, aggiungendo strati di complessità ai misteri millenari.
Recentemente, un nuovo studio ha rivelato informazioni sorprendenti sulla provenienza di una delle pietre più significative di Stonehenge, suggerendo che il viaggio compiuto dai suoi costruttori potrebbe essere stato ancora più lungo e arduo di quanto finora immaginato, portando a nuovi interrogativi sulla loro straordinaria ingegnosità.
Stonehenge: la Pietra dell’Altare e la sua origine inaspettata
Il mistero di Stonehenge si arricchisce di un nuovo, sorprendente capitolo grazie a una scoperta recente pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, frutto di uno studio condotto dalla Curtin University. La ricerca si è concentrata sull’analisi della composizione chimica della Pietra dell’Altare, una delle pietre più significative del monumento.
Fino a poco tempo fa, la teoria più accreditata riteneva che le pietre di Stonehenge, o almeno quelle principali, provenissero dai Monti Preseli, in Galles, a circa 200 chilometri di distanza. I risultati del nuovo studio hanno però rivelato che la Pietra dell’Altare non proviene dal Galles, ma da un’area ben più remota: le Orcadi, nell’estremo nord della Scozia. Questa località si trova a circa 750 chilometri di distanza da Stonehenge, una distanza che riscrive la storia del trasporto delle pietre, ipotizzando uno spostamento ancora più lungo di quanto ritenuto possibile.
Il metodo di trasporto: un mistero che rivela il genio delle antiche civiltà
La scoperta della provenienza delle pietre da circa 750 chilometri di distanza infittisce ulteriormente il mistero di Stonehenge, in particolare riguardo al metodo di trasporto. La domanda è come sia stato possibile spostare massi che pesano fino a sei tonnellate per una distanza così enorme, attraverso terreni impervi e senza l’ausilio delle tecnologie moderne che oggi daremmo per scontate.
Una delle ipotesi avanzate dagli studiosi suggerisce che le pietre siano state trasportate via mare, navigando lungo la costa britannica. Sebbene questa teoria sia plausibile dal punto di vista geografico, solleva ancora molti interrogativi sulla capacità delle popolazioni neolitiche di affrontare simili sfide logistiche. Questa scoperta, come afferma uno dei co-autori della ricerca, solleva “interrogativi profondi sul livello di sofisticazione” delle tecnologie utilizzate dalle antiche civiltà che hanno costruito Stonehenge.