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Ritorna a Pompei il “mosaico degli amanti” restituito dalla Germania dopo 80 anni

Illustrazione di Pompei (Canva FOTO) - buildingcue.it

Illustrazione di Pompei (Canva FOTO) - buildingcue.it

Dopo tantissimi anni, il famoso mosaico è tornato al suo posto, a Pompei. La storia che c’è dietro è incredibile, in tutti i sensi.

A volte certi oggetti hanno vite molto più movimentate di quelle dei loro antichi proprietari. È il caso di un mosaico erotico, raffigurante una coppia di amanti in una scena decisamente particolare, che è appena tornato in Italia dopo un lungo “esilio” in Germania.

Come riportato dal comunicato pubblicato su Pompeii Sites,  a riportarlo a casa ci hanno pensato i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, attraverso una delicata operazione diplomatica con il supporto del Consolato Generale d’Italia a Stoccarda. 

Non si sa esattamente dove fosse originariamente collocato, ma l’ipotesi più probabile è che decorasse il pavimento di una stanza privata, in una villa o in una domus dell’area vesuviana. La scena rappresentata è chiaramente di tipo erotico, e il livello di dettaglio suggerisce che si trattasse di un’opera destinata a un ambiente riservato. Forse appartenente a una famiglia agiata.

Quello che si conosce, invece, è il percorso recente dell’opera. Durante la Seconda guerra mondiale, un capitano della Wehrmacht, responsabile della catena dei rifornimenti militari in Italia, ne fece dono a un cittadino tedesco. Un regalo, sì, ma con tutta probabilità frutto delle spoliazioni belliche che in quegli anni colpirono duramente il patrimonio artistico italiano.

Un’eredità pesante da restituire

Come riportato dal comunicato, il mosaico, rimasto in Germania per decenni, è stato riconsegnato ufficialmente al Parco Archeologico di Pompei, in presenza del generale Francesco Gargaro, comandante dei Carabinieri TPC. La sua restituzione è il risultato di un lavoro certosino e paziente, fatto di verifiche, collaborazioni internazionali e grande senso del dovere. 

L’attribuzione esatta resta però incerta: mancano riferimenti certi sul contesto di ritrovamento e l’origine precisa. Tuttavia, grazie alla collaborazione dell’Ufficio Tutela Beni Archeologici del Parco, si è potuto ipotizzare un legame con l’area vesuviana. Nell’attesa di studi più approfonditi, sia archeologici che archeometrici, il mosaico sarà esposto all’Antiquarium di Pompei. 

Illustrazione di uno scorcio di Pompei (Canva FOTO) - buildingcue.it
Illustrazione di uno scorcio di Pompei (Canva FOTO) – buildingcue.it

Cultura trafugata, identità da ricucire

A margine della cerimonia, il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, ha sottolineato come ogni reperto che torna è come una ferita che si rimargina, “che si chiude”. Perché, al di là del valore materiale, ciò che conta è la perdita di significato culturale che il traffico illecito comporta.

Il danno, infatti, non è solo all’oggetto in sé, ma al legame che quell’oggetto aveva con il suo contesto, la sua storia, la sua comunità. E di sicuro i complimenti vanno anche al generale Gargaro e alla rete internazionale costruita negli anni dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Una rete che permette oggi di agire con efficienza e prontezza, restituendo al nostro Paese ciò che, in fondo, non avrebbe mai dovuto lasciarlo.