Riso del supermercato, occhio a quello che acquisti | La marca migliore non è quella che pensi: questa è ottima e costa la metà

Riso migliore (Depositphotos foto) - www.buildingcue.it
Non tutti i risi al supermercato sono uguali: una nuova classifica rivela sorprese tra qualità, prezzo e marchi noti.
C’è una cosa che succede quasi sempre quando si fa la spesa: si finisce per comprare il solito riso, quello che si conosce da anni, magari solo perché “l’ha sempre preso mia madre”. Tra offerte, scaffali infiniti e marchi ovunque, si punta spesso su quello più familiare, oppure su quello col prezzo più basso.
Ma… è davvero una buona scelta? Il punto è che il riso, anche se sembra tutto uguale, non lo è affatto. Anzi. Basta sbagliare tipo o marca per rovinare un risotto. E non parliamo solo del gusto: il chicco può rompersi, scuocere, o non assorbire bene i sapori.
E sì, sono tutte cose che si notano nel piatto. Ma purtroppo, quando lo compriamo, queste differenze non si vedono. E poi c’è il tema dell’etichetta. Quello è un altro casino. Capita che il pacco dica “Carnaroli” e invece dentro ci sia… boh, qualcosa che gli somiglia.
Non è sempre colpa del produttore, certo, però chi ci rimette alla fine è chi cucina. Il problema è che queste cose non si scoprono finché non si cucina davvero quel riso, e magari è già troppo tardi. Infine c’è il discorso economico.
Una classifica seria
Oggi più che mai si cerca un compromesso tra qualità e prezzo. Spendere meno senza dover rinunciare a un buon piatto. Ed è proprio in mezzo a questa giungla di confezioni e prezzi che, ogni tanto, qualcuno prova a fare chiarezza. Tipo Altroconsumo, per esempio.
Come riporta Everyeye, Altroconsumo ha messo sotto la lente 21 tipi di riso Carnaroli venduti nei supermercati italiani. Niente assaggi “a occhio” o opinioni personali: qui parliamo di test di laboratorio veri e propri. Hanno controllato tutto, dal tipo di chicco alla resa in cottura, passando per l’etichetta e—sorpresa—anche il prezzo.
Podio inaspettato
Il tutto è stato valutato con dei criteri super oggettivi. Alla fine i risi sono stati divisi in fasce, dalla “qualità ottima” a quella “bassa”, in base a un punteggio che andava da 40 a 80 su 100. Un mix tra qualità reale e convenienza, insomma. E sì, ci sono stati anche colpi di scena.
In cima alla classifica, con 80 punti su 100 (mica poco), ci sono Le Stagioni d’Italia – Carnaroli e Riso del Vo – Carnaroli Classico. Entrambi superano marchi molto più noti. E no, non è un errore: non sempre il più famoso è anche il migliore. La cosa bella è che questi top di gamma non sono nemmeno i più cari. Anzi, in certi casi costano anche meno dei concorrenti. Segno che si può mangiare bene senza svuotare il portafogli.