Più sicurezza in strada per tutte le donne | Lo Stato regala scooter rosa: siamo sicuri che sia una mossa azzeccata?

Rosa contro il male (canva.com) - www.buildingcue.it
Un’iniziativa del governo distribuisce scooter elettrici rosa alle donne per garantire sicurezza e autonomia. È audace, ma sarà sufficiente?
Le notizie quotidiane rivelano senza dubbi quanto la sicurezza femminile nei luoghi pubblici sia una problematica persistente, un’ombra che incombe a qualsiasi ora.
Dai rischi sui trasporti pubblici agli atti di violenza nelle strade poco illuminate, la capacità delle donne di muoversi liberamente è spesso limitata dalla paura.
In un ambiente sociale dove il diritto di spostarsi è fondamentale, diventa urgente trovare soluzioni che permettano a studentesse e lavoratrici di muoversi senza timore.
Di fronte a questa situazione critica, una domanda sorge spontanea: cosa farebbe il governo per proteggere concretamente questa libertà? Un programma ha cercato di rispondere proprio a questo interrogativo con un’iniziativa tanto audace quanto controversa.
Obiettivi: sicurezza e autonomia personale
Per affrontare i pericoli e le difficoltà che spesso le donne devono affrontare nei trasporti pubblici, è stato lanciato il piano governativo chiamato “Free Pink EV Scooty Scheme”. I veicoli, ciclomotori elettrici (non semplici monopattini) tutti rosa per garantirne una rapida identificazione, vengono forniti gratuitamente a studentesse e lavoratrici che ne fanno richiesta.
Secondo quanto riportato da Green Move, l’accesso al programma è basato su criteri di merito, e le candidate scelte devono superare un test di guida per dimostrare la loro capacità di utilizzare lo scooter in sicurezza. L’iniziativa non si limita alla semplice assegnazione del mezzo: include anche la registrazione del veicolo, l’assicurazione, i caschi protettivi e la formazione alla guida. Inoltre, le partecipanti al programma possono accedere a una rete di ricarica, riducendo così il costo del trasporto. Si tratta dunque di una soluzione che punta in teoria a un’emancipazione totale della donna.
Rivoluzione rosa: basterà?
Sotto un’iniziativa dalla volontà progressista e risolutiva, emergono profonde disuguaglianze sociali che ostacolano quotidianamente la mobilità delle donne. L’accesso difficile ai mezzi pubblici sicuri penalizza le donne anche nel contesto educativo e lavorativo; liberarsi da queste dinamiche sarebbe l’unico modo per garantire il diritto alla mobilità, come indicato dal programma.
Tuttavia, questa situazione non si verifica in Italia, dove i problemi di sicurezza sono ben noti. La “rivoluzione rosa” è in atto nella regione del Sindh, in Pakistan. Il ministro dei trasporti, Sharjeel Memon, ha sostenuto l’iniziativa, a suo avviso in grado di combattere le difficoltà e le discriminazioni affrontate dalle donne nei trasporti pubblici, in un contesto in cui gli aliti di guerra soffiano più forti che mai. Per cui rilanciamo la domanda ai nostri lettori: si tratta di un reale progresso per l’autonomia femminile o è solo un modo per aggirare parzialmente problemi strutturali?