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Oxford inaugura il suo edificio più grande: architettura sostenibile e umanistica in un solo centro

Schwarzman Centre

Schwarzman Centre (BBC Foto) - www.buildingcue.it

La University of Oxford ha recentemente inaugurato il Stephen A. Schwarzman Centre for the Humanities, il più grande edificio mai realizzato dall’ateneo.

Progettato dallo studio Hopkins Architects e situato nel Radcliffe Observatory Quarter, il complesso ospita sette facoltà umanistiche e due istituti specialistici, riuniti in un unico centro per favorire la collaborazione interdisciplinare. L’edificio copre circa 25.300 metri quadrati e si propone come punto di incontro tra tradizione e innovazione. La facciata è realizzata in pietra chiara Clipsham e mattoni color crema, richiamando lo storico repertorio architettonico dell’università.

Dal punto di vista funzionale, l’edificio ospita uffici, aule, laboratori e spazi di incontro aperti alla città. Al centro si trova la “Great Hall”, coperta da una cupola di circa 19 metri di diametro, che funge da spazio polifunzionale per conferenze, mostre e incontri pubblici. La progettazione mira a unire estetica, funzionalità e accoglienza, trasformando il tradizionale modello dei cortili chiusi di Oxford in un edificio più aperto e dialogante con l’ambiente urbano.

L’aspetto sostenibile è uno dei punti di forza dell’edificio: il Schwarzman Centre è stato costruito secondo gli standard Passivhaus, diventando al momento della sua apertura il più grande edificio del Regno Unito certificato secondo questo protocollo. La struttura integra sistemi avanzati di coibentazione, ventilazione controllata e facciate prefabbricate per ridurre il consumo energetico e migliorare il comfort interno. Le tecnologie ambientali sono combinate con materiali tradizionali come travi in calcestruzzo a basso contenuto di carbonio e pannelli lignei in quercia, per un equilibrio tra innovazione e riferimenti storici.

L’edificio non è solo uno spazio universitario ma anche un hub aperto alla comunità. Le logge a tre piani che si aprono verso l’esterno creano un percorso nord-sud che attraversa il centro, collegando spazi pubblici come caffè, gallerie e cinema con gli ambienti accademici. Questo design intende rompere la separazione tradizionale tra università e città e incoraggiare interazioni tra studenti, docenti e cittadini.

Unione tra discipline e innovazione architettonica

La concentrazione di facoltà diverse in un unico complesso mira a stimolare la collaborazione interdisciplinare. Secondo gli architetti, la disposizione degli spazi e la grande hall centrale sono pensate per favorire scambi culturali e creativi, trasformando l’edificio in un vero e proprio laboratorio di idee. L’architettura combina tecniche contemporanee e riferimenti storici, come le facciate in pietra e le travi in legno, per mantenere il dialogo con il patrimonio millenario di Oxford.

Oltre alla collaborazione tra discipline, l’edificio offre elevati standard di comfort ambientale e acustico. Le soluzioni progettuali mirano a garantire luce naturale diffusa, isolamento termico e acustico ottimale, e flessibilità degli spazi. L’uso dei materiali, insieme alla progettazione Passivhaus, permette di ridurre l’impatto ambientale e di creare ambienti stimolanti e salubri per lo studio e la ricerca.

Schwarzman Centre
Lo Schwarzman Centre (Freepik Foto) – www.buildingcue.it

Apertura culturale e impatto urbano

L’edificio rappresenta un modello di architettura umanistica contemporanea, in cui la dimensione culturale e sociale è parte integrante del progetto. Oltre a ospitare attività didattiche e di ricerca, il Schwarzman Centre è concepito come spazio per eventi pubblici, mostre e concerti, consolidando il legame tra università e città. Gli architetti sottolineano come il progetto sia pensato per attrarre non solo studenti e docenti ma anche la comunità locale, favorendo la visibilità delle discipline umanistiche.

L’inaugurazione del centro segna un importante passo nella valorizzazione delle discipline umanistiche in un contesto contemporaneo dominato dalle STEM. L’edificio dimostra come architettura, sostenibilità e cultura possano convivere in un unico progetto, offrendo un esempio di come le università possano promuovere innovazione e collaborazione in spazi fisici di grande qualità. La sfida futura sarà mantenere vivo questo dialogo tra università, città e comunità, garantendo che il centro diventi un vero catalizzatore di cultura e ricerca.