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Non abbiamo imparato nulla dagli antichi Romani | I loro sistemi idraulici erano opere di ingegneria avanzata: noi, invece, continuiamo ad avere problemi

Architettura

Architettura romana (Canva foto) - www.buildingcue.it

Sistemi idraulici millenari rivelano il potenziale inespresso del nostro presente: il segreto delle antiche architetture romane.

In alcune aree del Mediterraneo, la scarsità d’acqua è diventata una problematica ciclica, aggravata da infrastrutture obsolete e scarsa manutenzione. Mentre molte città moderne faticano a garantire una gestione efficiente delle risorse idriche, emergono dal passato esempi che sembrano mettere in imbarazzo le nostre soluzioni attuali.

Nelle scuole si studia la grandezza dell’Impero Romano sotto l’aspetto militare e urbanistico, ma raramente si approfondisce quanto le sue innovazioni tecniche fossero radicate nel rispetto e nella gestione delle risorse naturali. Gli acquedotti e le terme sono spesso citati come simboli estetici, tralasciando però il livello ingegneristico che li rese possibili.

Ciò che sorprende non è solo la presenza di impianti antichi ben conservati, ma la complessità di sistemi concepiti per durare, in armonia con il territorio e capaci di rispondere alle necessità di una popolazione urbana in crescita. L’acqua, per i Romani, era un bene pubblico e sacro, degno di canali dedicati, pozzi profondi e reti sotterranee efficienti.

Negli ultimi decenni, il confronto tra ciò che è stato e ciò che è oggi si è fatto più netto. In molte città moderne, i sistemi fognari e le condutture risultano inadeguati a fronteggiare crisi climatiche o semplici picchi di consumo. Questo contrasto stimola una riflessione sempre più urgente: cosa ci impedisce di valorizzare davvero le lezioni del passato?

Tracce di ingegno sepolte nella terra

È proprio su questa linea che si inserisce la recente scoperta effettuata a Thuburbo Maius, antica città romana situata nel nord della Tunisia, a circa 60 chilometri da Tunisi. Durante una missione italo-tunisina guidata dall’Università di Bologna in collaborazione con l’Istituto nazionale del patrimonio tunisino, è emerso un raffinato sistema di gestione idrica nella cosiddetta Casa di Nicenzio.

L’area, studiata all’interno del progetto “Thuburbo Maius, città e territorio”, ha rivelato una rete articolata di cisterne, pozzi e canali. Come riferisce Tiscali Cultura, questa infrastruttura faceva parte di un insieme che comprendeva bagni pubblici, centri termali e complessi residenziali, dimostrando quanto il controllo e la distribuzione dell’acqua fossero centrali nella pianificazione urbana romana.

Terme
Antiche terme romane (Canva foto) – www.buildingcue.it

Un messaggio tecnico arrivato dall’antichità

Secondo Antonella Coralini, professoressa all’Università di Bologna e coordinatrice della missione, questo ritrovamento suggerisce che i Romani avessero già affrontato e risolto problematiche idriche simili a quelle attuali, soprattutto in zone a rischio siccità. La loro risposta? Progettare infrastrutture resistenti, integrate e pensate per la collettività.

Gli scavi, in corso anche al di fuori delle mura cittadine, si concentrano proprio sul ciclo dell’acqua e sul verde urbano. Questi elementi, fondamentali nell’antichità, risultano oggi ancora più cruciali ma, paradossalmente, sono spesso trascurati nelle moderne pianificazioni urbane. Da un sito dimenticato, emerge così un sapere che parla chiaro: forse non abbiamo davvero imparato nulla.