Mozia, ritrovata una statua di giovinetta fenicia: un tesoro millenario emerge dall’isola

Illustrazione del sito archeologico di Mozia (Canva FOTO) - buildingcue.it
Questa scoperta archeologica è molto interessante ed importante, una statua molto antica che emerge dal famoso sito archeologico.
Sull’isola di San Pantaleo, meglio conosciuta come Mozia, affiorano spesso frammenti di un passato lontanissimo, ma quello emerso quest’anno ha qualcosa di speciale. Durante la campagna di scavo 2025, il team dell’Università degli Studi di Palermo ha portato alla luce una statua greca in marmo che, pur priva di alcune componenti, conserva un’eleganza sorprendente.
L’opera raffigura una figura femminile in cammino, ed è antica almeno duemila anni. Infatti, si parla di un reperto databile al tardo-arcaico, tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., un’epoca in cui le coste siciliane erano attraversate da commerci, conflitti e influenze culturali di ogni genere.
Mozia, in questo mosaico, era un nodo fondamentale: un’isola-fortezza fenicio-punica, ma anche un approdo di idee e di arte, come sottolinea il comunicato ufficiale dell’Ateneo palermitano.
Non è la prima volta che il sito regala sorprese. Chi conosce il “Giovinetto di Mozia”, rinvenuto nel 1979, sa che qui il mondo greco ha lasciato impronte profonde, nonostante la dominanza punica. Questa nuova statua, per dimensioni e qualità, sembra inserirsi nello stesso filone, arricchendo ulteriormente il quadro già tracciato dagli archeologi dell’UniPa.
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Il contesto e le prime interpretazioni
Come riportato dal comunicato ufficiale dell’Università degli Studi di Palermo, e da quello della Regione Sicilia, la statua, alta 72 centimetri compreso il piccolo piedistallo, è realizzata in marmo e composta da due blocchi, privi di testa e torso. L’abbigliamento scolpito rivela chiaramente l’iconografia femminile greca.
L’assenza del torso, però, non è dovuta a un crollo accidentale: due fori con resti di tenoni metallici indicano che l’opera era assemblata e che la frattura fu intenzionale, come evidenziato nel rapporto della missione UniPa. È stata rinvenuta nel “Ceramico” (Area K), una delle più grandi officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale. Lì, giaceva a margine di una vasca per l’argilla usata nella produzione di vasi e terrecotte figurate del V secolo a.C.
Dalla bottega punica ai legami con la Grecia
Secondo le prime analisi, come riportato dai vari comunicati, la statua potrebbe essere stata originariamente collocata proprio all’interno dell’officina, forse in connessione con nuove strutture murarie individuate negli scavi. Sarebbe quindi non solo un manufatto greco di alto livello, ma anche un elemento integrato in uno spazio produttivo punico, a riprova di quanto il confine tra i due mondi fosse sfumato.
La missione archeologica UniPa a Mozia, attiva dal 1977, opera in stretta collaborazione con la Soprintendenza BBCCAA di Trapani, la Fondazione G. Whitaker e università come Tübingen, Salento e Helsinki, oltre a istituti di ricerca come la Harvard Medical School per studi paleogenomici.