Mistero risolto dopo 60 anni dal suo ritrovamento | Questo teschio con le corna era fuso con le rocce: appartiene a questa specie umana

Il misterioso teschio (Nadina - Wikimedia Commons foto, CC BY-SA 3.0) - www.buildingcue.it
Quel cranio incastrato nella roccia da decenni ha finalmente una spiegazione, ecco a chi potrebbe appartenere.
Non è raro che resti antichissimi vengano trovati in luoghi sperduti, ma alcuni fanno più rumore di altri. In mezzo a ossa spezzate, fossili deformati e impronte misteriose, ogni tanto spunta qualcosa che sembra voler dire: “Ehi, guarda qui, spiegami se ci riesci”. Oggetti strani, forme mai viste, strutture che sembrano umane ma non del tutto.
E così il mistero cresce, insieme alla curiosità. Una delle cose più complesse per chi studia questi ritrovamenti è dare un nome preciso a ciò che trova. Un cranio non è mai solo un cranio: ci sono mille variabili da considerare. Succede poi che, per decenni, certe scoperte restino lì.
Immobili, incollate al muro di una grotta o chiuse in qualche cassetto polveroso, aspettando che la tecnologia faccia passi avanti. Alcune diventano quasi leggende nei corridoi dei musei, altre alimentano fantasie e teorie da documentario su YouTube. Ma dietro l’alone di mistero, spesso c’è solo bisogno di tempo. E pazienza.
Quando manca una spiegazione ufficiale, iniziano le storie. C’è chi ci vede segnali di civiltà scomparse, chi parla di mutazioni mai viste, chi tira in ballo alieni o esseri soprannaturali. Il confine tra realtà e fantasia si assottiglia, soprattutto se l’aspetto del reperto è… diciamo, “inusuale”. Ma prima o poi, arriva qualcuno disposto a rimetterci le mani sopra.
E finalmente qualcuno ha deciso di rimetterci le mani
È successo proprio con quel teschio ritrovato nel 1960, incastrato nella parete di una grotta in Grecia, nella zona di Petralona. Una forma strana, senza mandibola e con una specie di protuberanza in mezzo alla fronte, che ha fatto scervellare generazioni di studiosi. Nessuno era riuscito a capire con precisione né quanti anni avesse né – soprattutto – che diamine fosse.
Ora, però, un gruppo di ricercatori dell’Institut de Paléontologie Humaine di Parigi ha fatto un passo avanti. Analizzando i minerali che si sono formati attorno (e sopra) al cranio, hanno potuto stimare un’età di circa 300.000 anni. Alcune incrostazioni di calcite, per dire, risalgono ad almeno 277.000 anni fa. Il che vuol dire che il teschio era lì da molto prima che il mondo avesse idea di cosa fosse un Neanderthal.
Non è un Neanderthal come tanti pensavano
E infatti, sorpresa: non è un Neanderthal. Le nuove analisi, pubblicate sul Journal of Human Evolution e riprese da The Sun, parlano chiaro. Il teschio appartiene a un esemplare di Homo heidelbergensis, una specie più rara, vissuta durante il Pleistocene medio. Per intenderci: tra i 774.000 e i 129.000 anni fa, roba vecchia davvero.
Quel “corno” sulla fronte? Solo un deposito minerale cresciuto col tempo, niente a che vedere con strane mutazioni. E tutti quei dubbi sulla sua classificazione, finalmente, sembrano trovare una risposta. Il cranio scoperto da un abitante del posto – per caso, tra l’altro – ha smesso di essere un enigma e ha preso il suo posto nella storia dell’evoluzione umana. O almeno… per ora.