In Emilia Romagna fai un tuffo nella preistoria | Il colore bianco è un incanto: ti perdi in 30 km di grotte

Bianco d'Emilia (commons.wikimedia.org/Giorgio Sangrini) - www.buildingcue.it
Un miracolo speleologico che ci mostra un’Italia maestosa, frutto di secoli di evoluzioni geologiche. Un assoluto spettacolo!
Ci sono territori la cui configurazione geologica narra una lunga storia di eventi naturali e processi geomorfologici svoltisi nel corso di millenni.
L’Italia, con la sua varietà di paesaggi, si distingue per alcune formazioni geologiche davvero uniche, spesso inserite in contesti storici e culturali di grande prestigio.
Come ci racconta la redazione di Alta Rimini, questa particolare cavità di cui parleremo è un esempio raro di come patrimonio naturale, ricerca scientifica e turismo possano andare di pari passo.
Un laboratorio a cielo aperto, perfetto per geologi, biologi e studiosi delle scienze ambientali. Vale quindi la pena scoprire la sua ricchezza in natura, formazioni calcaree e panorami che lasciano senza fiato.
Nelle cave della Romagna
Situata tra Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, la Vena del Gesso Romagnola è una dorsale gessosa e calcarea lunga oltre 25 chilometri, che attraversa i comuni di Imola, Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme. La sua particolarità, secondo Alta Rimini, sta nel fatto che il corpo gessoso è monolitico, e per questo unico in tutta Europa. Le sue pareti verticali e le falesie bianche sono ben visibili anche nelle stagioni più calde e sono frutto di una formazione avvenuta circa sei milioni di anni fa, durante la crisi di salinità dell’era del Messiniano.
A livello speleologico, la dorsale ospita un sistema sotterraneo molto complesso, con oltre 200 cavità e più di 40 chilometri di gallerie mappate. Tra le più importanti, la Grotta del Re Tiberio, con tracce di insediamenti preistorici; l’Abisso Fantini, che supera i 100 metri di profondità, e la Grotta dei Banditi, storicamente usata come rifugio. Il carsismo attivo nella zona crea fenomeni quali doline, risorgive e fiumi sotterranei, contribuendo a creare un paesaggio di grande interesse scientifico.
Flora ed importanza paleontologica
In superficie, il paesaggio si presenta con creste affilate, valloni ciechi e campi segnati da solchi, la flora si è adattata a condizioni aride e particolari. Tra le specie più tipiche, secondo la fonte, si annoverano l’Helichrysum italicum, varie orchidee selvatiche e arbusti xerofili. La presenza di queste piante indica un’evoluzione legata ai terreni gessosi e alle condizioni ambientali estreme.
Il parco, inoltre, ospita anche una varietà ricca di biodiversità: oltre 480 specie di piante e circa 250 di vertebrati, tra cui alcuni pipistrelli rari come il Vespertilio maggiore e il Miniottero. La ex cava del Monticino, trasformata in centro visitatori, ha restituito fossili dell’Ursus spelaeus, a testimonianza dell’importanza paleontologica del sito. Per chi ama camminare, c’è una rete di percorsi escursionistici, tra cui la famosa “Via del Gesso“, un itinerario di circa 70 chilometri che collega Imola a Faenza.