Sono oltre 600.000 le frane mappate in Italia: ecco le strategie dei Lincei per difenderci

Illustrazione di una frana in montagna (Canva FOTO) - buildingcue.it
Purtroppo in Italia la situazione è molto critica, le frane si verificano ovunque e buona parte del territorio è a rischio.
Le frane non sono certo una rarità. Si trovano ovunque: sui continenti, nei fondali oceanici, perfino nei deserti. Secondo le stime attuali, come riportato dall’Accademia Nazionale dei Lincei, interessano circa il 17% delle terre emerse del pianeta, rendendole uno dei rischi naturali più diffusi. L’Italia, purtroppo, detiene un triste primato: oltre 600.000 frane già mappate, più di tre ogni chilometro quadrato. Ed è probabile che il numero reale sia addirittura più alto.
Nonostante la loro diffusione, le frane non colpiscono tutte allo stesso modo. A volte sono eventi isolati, in altre occasioni si manifestano in vere e proprie “ondate” che possono coinvolgere migliaia di episodi nell’arco di pochi giorni. Per esempio, basta un un po’ di pioggia intensa per attivare decine di frane contemporaneamente, mettendo in crisi intere comunità locali.
I dati storici italiani parlano chiaro: come riportato sul sito dei Lincei, in cinquant’anni (fino a 2023) le frane hanno causato oltre mille morti e dispersi, e quasi 1500 feriti e circa 138.000 sfollati o senzatetto. Le località coinvolte sono state 2681, in 1563 Comuni distribuiti in tutte le Regioni del Paese. Un bilancio pesante, che racconta quanto queste crisi siano radicate nel nostro territorio, e quanto il problema non possa più essere rimandato.
Proprio per affrontare in modo serio e strutturato il tema, lo scorso 5 giugno, durante la XLII Giornata dell’Ambiente, l’Accademia Nazionale dei Lincei (da cui derivano i dati citati nel testo) ha promosso un convegno dedicato interamente alle frane. L’obiettivo era duplice: da un lato fare il punto su cosa si conosce oggi in termini scientifici e tecnologici, dall’altro individuare le lacune che impediscono una vera svolta nella gestione del rischio.
Dove siamo arrivati, dove ci blocchiamo
Durante il convegno, 16 esperti hanno portato le loro conoscenze e competenze sul tavolo. Le relazioni hanno toccato tutti gli aspetti: dallo studio dei meccanismi di innesco alla mappatura, dai sistemi di monitoraggio alle previsioni di impatto. Eppure, una delle questioni centrali emerse è stata l’incapacità, spesso strutturale, di trasformare ciò che già si sa in azioni concrete e diffuse.
Il punto critico, infatti, non riguarda tanto la mancanza di dati o tecnologie, ma piuttosto l’applicazione sul campo. In Italia esistono ottime competenze scientifiche e strumenti avanzati, ma ci si scontra spesso con limiti gestionali, scarsa coordinazione tra enti, e con la fatica di integrare queste risorse nella pianificazione territoriale e nella prevenzione. Un esempio? Come riportato dal Repertorio Nazionale degli Interventi per la Difesa del Suolo, in 20 anni fino al 2019 sono stati spesi oltre 2 miliardi di euro per interventi destinati alla mitigazione delle frane, ma non sempre con risultati positivi e soddisfacenti.
Il rapporto programmatico: cosa serve davvero
Sulla base dei contributi raccolti durante il convegno, l’Accademia dei Lincei ha redatto un rapporto che prova a fare ordine e a indicare una strada. Il documento riassume il patrimonio di conoscenze e tecnologie già disponibili, mette in luce le fragilità nella gestione del rischio e propone una serie di azioni scientifiche, tecnologiche, organizzative, per rafforzare la risposta del Paese in un contesto sempre più condizionato da cambiamenti climatici, ambientali e sociali.
Tra le priorità individuate c’è la necessità di potenziare il monitoraggio in modo capillare, di garantire l’accesso ai dati e renderli realmente utilizzabili da chi lavora sul campo. Serve anche investire nella formazione di figure tecniche e professionali, in grado di operare con competenza in contesti complessi. Ma soprattutto occorre che queste conoscenze entrino nei processi decisionali. Perché non basta sapere dove e come si franerà: bisogna agire prima, con metodo e continuità, evitando che tutto si riduca a emergenza dopo l’emergenza.