Frane in Italia: 1.200 siti sotto monitoraggio costante, il Paese detiene due terzi delle frane note in Europa
La situazione non è semplice, e il monitoraggio al momento è l’unica cosa da fare. Ma non è assolutamente facile!
L’Italia è letteralmente costellata di frane: si parla di oltre 630.000 frane censite in tutto il territorio, praticamente due su tre di tutte quelle registrate in Europa. Di queste, ben 1.200 sono sotto sorveglianza continua, pronte a dare problemi in qualunque momento. Una situazione da brividi, se si pensa alla forza distruttiva che possono avere questi fenomeni naturali (Fonte: La Repubblica).
La tragedia sfiorata nel villaggio svizzero di Blatten a fine maggio è l’esempio perfetto di quanto il monitoraggio possa fare la differenza. Un enorme distacco di ghiaccio e detriti è piombato sul paese, ma le 300 persone che ci vivevano erano già state evacuate grazie a scricchiolii sospetti captati dai sensori. Hanno perso le case, ma si sono salvate (Fonte: Corriere del Ticino).
Anche in Italia, purtroppo, casi simili non mancano. Basti pensare a Ischia nel 2022 o alla Marmolada, dove un crollo devastante ha travolto tutto e ucciso undici persone. In certe zone, basta un temporale troppo violento per trasformare una collina tranquilla in una colata di fango.
Ed è proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che Fausto Guzzetti, geologo del CNR e volto storico della prevenzione idrogeologica in Italia, ha organizzato un convegno ai Lincei per fare il punto sulla situazione.
Le frane, cosa sono?
Prima di passare al discorso vero e proprio, è meglio fare chiarezza sul concetto di frana. Le frane non sono altro che pezzi di montagna (o collina) che cedono e scivolano a valle. A volte si tratta di pochi metri cubi di terra, altre di interi versanti. Le cause? Tante. Ma alla base c’è sempre un equilibrio precario tra la forza di gravità e quella che tiene il terreno ancorato. Basta che uno di questi fattori cambi, ed ecco che il disastro può partire.
La pioggia è tra i principali colpevoli. Le precipitazioni intense e brevi, ad esempio, sono le più pericolose: saturano il suolo in poco tempo e possono far partire quelle che si chiamano colate di detrito, una specie di fiume di fango che trascina via tutto. Ma esistono anche frane più lente, che si sviluppano dopo settimane o mesi di piogge continue, e coinvolgono grandi superfici. In entrambi i casi, il cambiamento climatico sta giocando un ruolo decisivo.
L’Italia sotto osservazione
In un’intervista pubblicata su Repubblica il 4 giugno 2025, il geologo Fausto Guzzetti ha raccontato come in Italia siano stati mappati centinaia di migliaia di frane nel corso dei decenni. Praticamente, tolte le pianure, ci sono circa tre frane ogni chilometro quadrato. Durante le due alluvioni del 2023 in Emilia Romagna ne sono state rilevate 80.000 in pochi giorni.
Guzzetti ha anche spiegato che il monitoraggio si fa oggi con sensori installati direttamente nei pendii, capaci di inviare segnali in tempo reale. E non si parla solo di montagna: anche ferrovie, strade e infrastrutture vengono tenute d’occhio da enti come l’ANAS o la rete ferroviaria.