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Costruire con i funghi: creato materiale vivo che si autoripara per oltre un mese

Un nuovo materiale a base fungina promette soluzioni sostenibili per l’edilizia grazie a una sorprendente capacità rigenerativa.

Nel settore delle costruzioni, la sfida della sostenibilità continua a spingere ingegneri e ricercatori verso soluzioni sempre più radicali. In questo scenario emergono materiali alternativi capaci non solo di ridurre l’impatto ambientale, ma anche di adattarsi a esigenze funzionali del tutto nuove. Tra le proposte più curiose e promettenti, alcune arrivano direttamente dalla natura stessa.

Da tempo ormai si studiano materiali cosiddetti “viventi”, creati sfruttando organismi biologici per ottenere proprietà che vanno oltre quelle dei composti tradizionali. Questi materiali mostrano comportamenti inediti: possono cambiare forma, rispondere agli stimoli ambientali o persino rigenerarsi. Tuttavia, i limiti tecnici — come la scarsa durata nel tempo — ne hanno finora frenato la diffusione su larga scala.

La ricerca si concentra in particolare su come estendere la vitalità di questi organismi all’interno dei materiali. La capacità di restare attivi per periodi più lunghi aprirebbe la strada a nuove applicazioni, in grado di trasformare l’intero ciclo di vita degli edifici. Non si parla solo di ecologia, ma anche di efficienza e adattabilità, due fattori sempre più cruciali per l’edilizia del futuro.

Un altro punto chiave riguarda l’architettura interna dei materiali. La possibilità di modellare la struttura microscopica, ispirandosi per esempio al tessuto osseo, permette di migliorarne la resistenza e la versatilità. Strutture viventi, complesse e personalizzabili, potrebbero in futuro adattarsi al progetto architettonico come mai prima d’ora.

Una svolta nella durata e nella funzionalità

Un gruppo di ingegneri della Montana State University ha sviluppato un materiale da costruzione basato sul micelio di un fungo e cellule batteriche vive, capace di autoripararsi per oltre un mese. Come riporta ScienceDaily, si tratta di una soluzione che impiega temperature di produzione basse e sfrutta la vitalità dei microrganismi per offrire nuove prestazioni funzionali.

A differenza di altri materiali biologici che perdono rapidamente efficacia, questo composto mantiene attiva la componente vivente molto più a lungo. Secondo Chelsea Heveran, docente e coautrice della ricerca, “vorremmo che le cellule potessero svolgere altre funzioni”, sottolineando il potenziale di usi futuri come l’autopulizia o la bonifica ambientale. Anche se queste funzionalità non sono state ancora testate, la durabilità raggiunta rappresenta un passo decisivo.

Funghi per autoriparazione (Canva foto) – www.buildingcue.it

La promessa di un’alternativa al cemento

Il micelio del fungo Neurospora crassa, già noto per applicazioni in ambito di imballaggi e isolamento, è stato utilizzato come impalcatura per creare geometrie interne ispirate all’osso corticale. “Le impalcature fungine sono utili per controllare l’architettura interna del materiale”, ha spiegato Heveran, aprendo alla possibilità di realizzare forme ancora più sofisticate.

I ricercatori sperano che questi biomateriali possano contribuire a sostituire materiali ad alto impatto ambientale come il cemento, responsabile fino all’8% delle emissioni globali di CO₂. I prossimi passi riguarderanno l’ottimizzazione della longevità cellulare e la scalabilità del processo produttivo, elementi chiave per passare dal laboratorio all’edilizia reale.

Published by
Ilenia Albanese