Illustrazione di Stonehenge (Canva FOTO) - buildingcue.it
Grazie ad uno studio isotopico, è stato possibile ricostruire parte della vita del bestiame che viveva nei pressi di Stonehenge.
C’è un certo fascino nel pensare che un dente possa custodire la storia di un’intera esistenza. Non parliamo solo di età o salute, ma di vere e proprie tracce di vita quotidiana: ciò che un animale ha mangiato, l’acqua che ha bevuto e perfino i luoghi dove ha pascolato. È come se lo smalto fosse un archivio in miniatura, inciso poco a poco dal tempo.
Uno studio si è concentrato proprio su questo aspetto, analizzando un molare di Bos taurus proveniente dal fossato di Stonehenge. Non un reperto qualunque, ma il dente di una mucca vissuta oltre 4.000 anni fa. Grazie a una sequenza di campionamenti isotopici, i ricercatori hanno seguito i cambiamenti stagionali e dietetici registrati nello smalto, individuando anche variazioni legate a stress fisiologici come la lattazione.
Le analisi hanno coinvolto quattro tipi di isotopi (ossigeno, carbonio, stronzio e piombo), ciascuno portatore di un messaggio diverso. L’ossigeno rivela la stagionalità, il carbonio i cambiamenti di dieta, lo stronzio i movimenti geografici e il piombo un equilibrio più delicato tra alimentazione e riserve scheletriche.
Il bello di questo approccio è che, combinando più dati, si può andare oltre la semplice etichetta di “migrazione” o “stazionarietà”. In questo caso, si apre uno spaccato sulle pratiche di allevamento neolitiche, sulla gestione delle mandrie e forse anche sul ruolo simbolico attribuito ad alcuni animali.
Il campione analizzato, identificato come SH-3929, apparteneva a una femmina adulta e mostrava circa sei mesi di crescita dello smalto, dalla fine dell’inverno all’inizio dell’estate. Gli isotopi dell’ossigeno descrivono con precisione questa finestra temporale: valori più bassi in inverno e un picco estivo coerente con le variazioni stagionali delle piogge britanniche. In parallelo, il carbonio suggerisce una transizione nella dieta, da un foraggio di sottobosco invernale a pascoli aperti estivi, segnalando quindi un cambiamento ambientale o alimentare ben definito.
Lo stronzio, invece, ha raccontato una storia ancora più sottile: i valori sono passati da 0,7144 a 0,7110, indicando un mutamento nelle fonti geografiche del cibo. Questo potrebbe riflettere uno spostamento fisico degli animali verso zone con diversa geologia o, in alternativa, l’uso di foraggi immagazzinati durante i mesi freddi. Il punto cruciale è che lo smalto conserva un segnale continuo, permettendo di seguire il “viaggio” isotopico come fosse una linea del tempo incisa nel dente.
Il piombo, però, ha rivelato una dinamica più complessa. A differenza dello stronzio, che proviene quasi interamente dall’alimentazione, il piombo riflette un equilibrio tra ciò che arriva dal cibo e quello che viene rilasciato dalle ossa. I picchi osservati in primavera, con rapporti isotopici diversi, potrebbero essere collegati a momenti di stress metabolico, in particolare alla lattazione.
Durante il calving, infatti, il corpo mobilita calcio dalle ossa per produrre latte, e insieme a questo si libera anche il piombo accumulato nel tessuto scheletrico. Questa interpretazione spiega perché, in un modo o nell’altro, i dati del piombo mostrino oscillazioni non parallele a quelle dello stronzio.