Illustrazione del consumo del suolo (Canva FOTO) - buildingcue.it
Purtroppo la situazione non è rosea. L’Italia nel 2024 ha perso tantissimo suolo, e il dato continua a peggiorare!
Il consumo di suolo in Italia continua a essere un problema serio, anche se spesso passa in secondo piano rispetto ad altre emergenze ambientali. Ogni anno ISPRA e SNPA aggiornano la mappa del territorio trasformato in aree artificiali, mostrando quanto spazio naturale si perda a favore di edifici, strade, capannoni e infrastrutture.
Il nuovo rapporto 2025 conferma che la situazione non sta migliorando: nel 2024 si è registrato uno dei valori più alti dell’ultimo decennio. Il tema non riguarda solo il paesaggio o l’urbanistica, ma una risorsa chiave come il suolo, che garantisce funzioni essenziali: assorbe acqua, sostiene la biodiversità, regola il microclima e permette la produzione agricola.
Quando viene impermeabilizzato, tutto questo si perde. E anche se le norme europee chiedono obiettivi chiari, come fermare la perdita netta di aree verdi entro il 2030, il divario tra teoria e pratica resta evidente. Intanto, città e aree periurbane diventano più calde, meno permeabili e più vulnerabili agli eventi meteo estremi.
Dietro ai numeri c’è una realtà semplice: il consumo di suolo non è rallentato, ma si è spostato. Oggi cresce soprattutto dove la pressione edilizia è più forte: pianure, aree costiere, zone produttive e corridoi logistici.
Le superfici artificiali coprono ormai oltre il 7% del territorio nazionale, un dato superiore alla media europea. Il nuovo suolo consumato nasce soprattutto da cantieri, logistica, infrastrutture e aree produttive che si espandono vicino ai centri abitati. Le zone costiere e la pianura Padana restano le aree più colpite, spesso proprio dove il rischio idrogeologico è più alto.
In molte città gli spazi verdi accessibili sono ancora insufficienti, e le isole di calore urbane crescono a causa della mancanza di vegetazione. Non stupisce che le temperature nelle aree più urbanizzate siano anche 10 °C più alte rispetto alle aree rurali circostanti. E non è un dato confortante!
Nel 2024 il consumo di suolo ha raggiunto 83,7 km², con un aumento del 15,6% rispetto al 2023. Dopo i pochi recuperi ambientali, il consumo netto rimane comunque a 78,5 km², il dato più alto degli ultimi dodici anni. Le superfici ormai coperte da edifici o asfalto superano i 21.500 km², pari al 7,17% del territorio italiano, contro una media UE del 4,4%. Le regioni con il maggiore incremento sono Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Sicilia e Lazio.
Sul piano economico, il danno non è solo ambientale: la perdita di servizi ecosistemici vale tra 8,6 e 10,5 miliardi di euro l’anno. E mentre la popolazione diminuisce, il suolo consumato pro capite aumenta: oggi supera i 365 m² per abitante. Il rapporto evidenzia anche una crescita del consumo legato alla logistica e ai data center, nuovi attori della trasformazione territoriale, insieme agli impianti fotovoltaici a terra che occupano superfici agricole.