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Cemento armato, brevetto italiano rivoluziona la diagnosi delle strutture invecchiate

Un’azienda umbra sviluppa un sistema innovativo per valutare la sicurezza delle strutture in cemento armato prive di documentazione.

Nel mondo dell’edilizia, il cemento armato è un po’ come un veterano silenzioso: da decenni regge ponti, palazzi e viadotti senza fare troppo rumore. Ma, come ogni materiale, anche lui invecchia. E quando si parla di sicurezza, sapere davvero come sta “dentro” può fare tutta la differenza. Le intemperie, gli anni e l’usura lasciano segni invisibili a occhio nudo, e proprio lì si gioca una partita delicatissima: capire per tempo cosa si sta deteriorando, anche senza prove evidenti.

Negli ultimi anni, architetti e ingegneri hanno moltiplicato gli sforzi per monitorare lo stato di salute delle grandi opere, ma non è semplice. In tanti casi mancano i documenti originari, i disegni tecnici, i dettagli sui materiali impiegati. Quando questo accade, fare una diagnosi accurata è quasi un salto nel buio. Eppure è proprio su queste basi che si decide se intervenire o meno, quanto investire, come prevenire i rischi.

L’Italia, poi, ha un patrimonio edilizio enorme, e una buona parte di esso risale agli anni del boom economico. Molte strutture sono ancora operative, ogni giorno sopportano traffico, carichi, stress. Eppure, non sempre sappiamo davvero quanto siano ancora affidabili. La manutenzione, spesso, si riduce a una corsa contro il tempo o, peggio, contro l’urgenza. E in questo quadro, servono strumenti che vadano dritti al punto.

Per fortuna la ricerca non si è fermata. Anzi, c’è chi ha puntato proprio sulla fusione tra esperienza sul campo e innovazione. È lì che stanno nascendo soluzioni in grado di “leggere” le strutture anche quando sembrano mute, capaci di restituire informazioni cruciali dove la documentazione non arriva. Ed è proprio da una realtà italiana che arriva una di queste novità.

Un metodo che guarda dentro il cemento

A Perugia, l’azienda Experimentations srl ha ottenuto un brevetto che potrebbe cambiare le regole del gioco, come riporta Ansa. Si tratta di un sistema avanzato di analisi del calcestruzzo ideato dal dottor Vincenzo Perugini, esperto di materiali e georisorse. L’idea è tanto semplice quanto potente: capire in che stato si trova il cemento armato, anche quando non c’è nessun dato disponibile sull’edificio. In pratica, è come ricostruire la storia di una struttura partendo dai suoi materiali.

Il vero punto di forza? La capacità di stimare la vita residua del calcestruzzo e di prevedere come reagirà a condizioni ambientali e agenti chimici. Tutto questo senza bisogno di demolire, prelevare campioni invasivi o avere a disposizione vecchi fascicoli tecnici. Il sistema è stato pensato per adattarsi a qualsiasi tipo di costruzione: dal ponte moderno al palazzo storico. E consente di fare valutazioni oggettive, utilissime per pianificare interventi con metodo e lungimiranza.

Cemento armato (Depositphotos foto) – www.buildingcue.it

Dalle strutture storiche ai cantieri di domani

Secondo l’amministratore delegato di Experimentations, Roberto Serafini, questa tecnologia permette finalmente di fare scelte concrete e tempestive. In pratica, trasforma l’incertezza in numeri e previsioni. E questo, in un settore dove ogni ritardo può costare caro, è un enorme passo avanti. Non si tratta solo di capire se un edificio è sicuro, ma anche di decidere quando intervenire, come farlo, e con quali risorse.

Il brevetto ha già attirato l’attenzione perché funziona anche su strutture centenarie, dove spesso si naviga a vista. Permette di ricostruire la composizione originaria del cemento e di capire come si è trasformato nel tempo. Un risultato che premia anni di ricerca italiana e che, potenzialmente, può diventare uno standard anche fuori dai confini nazionali. Un piccolo grande strumento per rendere le nostre città più sicure e le nostre infrastrutture più longeve.

Published by
Furio Lucchesi