A due passi da Roma, un sito archeologico continua a meravigliare | Ricercatori hanno svelato un mistero antico 2500 anni
Svelato il mistero (canva.com) - www.buildingcue.it
Roma: un sito archeologico continua a meravigliare i ricercatori, i quali svelano un mistero di più di 2000 anni.
Roma è letteralmente un museo a cielo aperto, cari lettori. Ad oggi, forse, potremmo definirlo il più grande esempio di connubio perfettamente coesistente tra modernità urbanistica ed eccellenza antica.
A tal proposito, il Guardian riporta che reperti di abitazioni attribuibili all’antica classe operaia sono stati rinvenuti nel corso della realizzazione di una fermata della metropolitana.
Parliamo di Piazza Venezia, la quale non solo diverrà fermata della metro C; ma dovrebbe comprendere in futuro un museo sotterraneo con una vasta collezione di reperti archeologici.
Nel mentre, un antico esperimento è tornato alla luce dopo più di duemila anni, rivelando nuove informazioni sul mistero della primordiale civiltà romana.
Dopo più di 2000 anni
Secondo quanto segnalato dal The Sun, un team di archeologi ha trovato le tracce di una grande costruzione in pietra situata a circa diciotto chilometri a est di Roma, nell’antica città di Gabii. Risalente circa al 250 a. C. , ha suscitato notevole interesse poiché rappresenta uno dei più antichi esempi di architettura monumentale romana, non associata a edifici religiosi o difensivi. Il professor Marcello Mogetta dell’Università del Missouri ha descritto la struttura come una “grande piscina” situata nel centro dell’antica città, vicino alla sua principale intersezione.
La collocazione e la configurazione del bacino suggeriscono che l’opera esercitava sia una funzione utilitaria che di valore politico e simbolico, rappresentando l’intento dei Romani di creare spazi pubblici rappresentativi. Mogetta ha indicato che la scoperta di Gabii permette di esaminare come i Romani conducessero esperimenti con la pianificazione urbana ben prima della creazione del Foro Romano, le cui progettazioni iniziali rimangono attualmente ignote.

Un’anomalia affascinante
Gabii, ubicata ai confini di un antico cratere vulcanico, fu una delle città più rappresentative del Lazio arcaico: le sue rovine, straordinariamente ben conservate, consentono oggi di ricostruire elementi della vita e della pianificazione urbana delle prime comunità romane. Gli esperti hanno evidenziato che la sua architettura presenta evidenti influenze greche nelle piazze pavimentate, nelle terrazze e negli spazi pubblici.
Elemento particolarmente interessante dello scavo è rappresentato da un’ “anomalia termica” nelle vicinanze del bacino, la quale potrebbe celare un ampio edificio, possibilmente un tempio. Qualora l’ipotesi venga avallata, precisano i ricercatori, si tratterebbe di una scoperta che contribuirebbe a chiarire ulteriormente il legame tra religione e politica nella creazione delle prime città romane. All’interno degli strati di abbandono del bacino, sono stati rinvenuti oggetti quali lampade, coppe e vasetti per profumo, che potrebbero simboleggiare offerte rituali o resti di una cerimonia di chiusura risalente al I secolo d. C.
