Karnak, il tempio nato da un’isola: svelate le origini segrete di 3.000 anni fa

Illustrazione del tempio di Karnak (Canva FOTO) - buildingcue.it
Questo antico tempio è molto antico, e molto interessante dal punto di vista archeologico. Una ricerca svela alcuni dettagli interessanti!
Certe volte sembra che l’Egitto non smetta mai di stupire. Appena si pensa di aver capito tutto, ecco che una nuova scoperta riporta alla luce un pezzo di passato dimenticato. È quello che è successo al Tempio di Karnak, uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi del mondo antico, dove un gruppo di ricercatori ha appena svelato qualcosa che ribalta le ipotesi di generazioni di archeologi.
Secondo un nuovo studio della University of Southampton, pubblicato su Antiquity, l’intero complesso templare di Karnak (il più grande d’Egitto) sorge su quella che un tempo era un’isola, modellata dai rami del Nilo. Non solo: la scelta del luogo, secondo gli studiosi, potrebbe essere legata direttamente al mito egizio della creazione, quello in cui la prima terra emergeva dalle acque primordiali.
È un’immagine che colpisce, se ci si pensa bene: un tempio che nasce letteralmente dal fiume, come una manifestazione della divinità che rappresenta. Gli studiosi hanno utilizzato analisi dei sedimenti, carotaggi profondi e frammenti di ceramica per ricostruire la trasformazione del sito nel corso di tremila anni. Un lavoro minuzioso, che ha permesso di riscrivere la geografia del luogo e di comprendere meglio come gli antichi Egizi abbiano saputo dialogare con la natura.
Il risultato? Una nuova visione del tempio di Amon-Ra non solo come costruzione religiosa, ma come simbolo cosmico, radicato nel paesaggio e nel pensiero sacro dell’epoca. E, a quanto pare, tutto cominciò su un’isola che emergeva lentamente dalle acque del Nilo.
Quando il fiume era il confine tra il sacro e la vita
Oggi il Tempio di Karnak si trova a circa cinquecento metri dal Nilo, nella zona di Luxor, ma in origine la situazione era molto diversa. Tremila anni fa, quando la città di Tebe era il cuore spirituale dell’Egitto, il fiume scorreva in più rami e circondava completamente la zona del tempio. Il terreno su cui sarebbe sorto Karnak era una piccola altura naturale, emersa quando le acque del Nilo scavarono i loro letti su entrambi i lati, lasciando dietro di sé un’isola di terra solida.
Per molto tempo l’area fu inadatta alla vita: le inondazioni ricorrenti rendevano impossibile qualsiasi insediamento stabile. Solo dopo il 2520 a.C. circa, il livello del fiume diminuì abbastanza da permettere le prime costruzioni. I frammenti di ceramica più antichi ritrovati nel sito risalgono infatti all’Antico Regno (tra il 2300 e il 2000 a.C.), e coincidono con le prime prove di attività umana sull’isola. Un dato che mette fine a decenni di discussioni tra archeologi sulla data d’origine del complesso.
Il tempio che nacque da un’isola
Lo studio rappresenta la più completa indagine geoarcheologica mai condotta sull’area. Il team ha analizzato 61 carotaggi di sedimenti prelevati dentro e intorno al complesso, esaminando decine di migliaia di frammenti ceramici per datare i diversi strati di terreno. Grazie a queste analisi, gli studiosi hanno potuto ricostruire in dettaglio come il paesaggio si sia trasformato nel corso dei secoli: da isola fluviale a santuario monumentale, fino a diventare il cuore pulsante della Tebe religiosa.
I risultati rivelano che i canali del Nilo a est e ovest del sito si sono progressivamente spostati nel tempo, creando nuovi spazi per l’espansione del tempio. Le ricerche hanno anche dimostrato che il canale orientale, finora solo ipotizzato, era in realtà ampio e ben definito, e che gli antichi Egizi intervennero persino sul corso del fiume, colmando i letti con sabbia del deserto per guadagnare terreno. È affascinante pensare che questo controllo della natura avesse anche un significato spirituale: il luogo stesso su cui sorgeva Karnak, un’isola circondata dalle acque, poteva rappresentare la “collina primordiale” del mito egizio della creazione, quella da cui nacque il mondo.