Questa scoperta archeologica mette fine ad un FALSO MITO | Gli Egizi non detengono il primato: corpi mummificati 12.000 anni prima

Mummie nuove scoperte (Canva foto) - www.vehiclecue.it
Un’antica tradizione riemerge, riscrivendo la storia della mummificazione: gli egizi non detengono il primato.
Quando pensiamo alle mummie, l’immagine che ci viene in mente è quasi sempre la stessa: il deserto d’Egitto, i faraoni e i sarcofagi dorati. Una tradizione che ha nutrito film, libri e leggende, facendoci credere che tutto sia nato lungo le rive del Nilo.
Eppure, molto prima delle grandi piramidi e delle dinastie regali, piccoli gruppi umani già sperimentavano tecniche per conservare i corpi. Non si trattava di popoli ricchi o potenti, ma di comunità che avevano compreso quanto fosse importante mantenere un legame con chi non c’era più.
Per anni, gli studiosi hanno indicato le mummie della cultura Chinchorro in Sud America come le più antiche, risalenti a circa 7.000 anni fa. Una scoperta che aveva già messo in dubbio l’idea di un monopolio egiziano della mummificazione. Ma oggi, nuovi ritrovamenti spingono quella linea temporale ancora più indietro.
La convinzione che tutto partisse dall’Egitto si è radicata perché lì la pratica raggiunse livelli di straordinaria raffinatezza. Ma la ricerca archeologica continua a sorprenderci, rivelando storie sepolte che riscrivono il passato e mettono in discussione ciò che pensavamo di sapere.
Indizi sparsi in antiche sepolture
Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ha analizzato più di cinquanta tombe pre-neolitiche in diversi Paesi del sud-est asiatico: Cina, Vietnam, Filippine, Laos, Thailandia, Malesia e Indonesia. Gli archeologi hanno trovato corpi accovacciati, crani anneriti e ossa con segni di esposizione al fumo.
Le analisi hanno mostrato che circa l’84% dei resti portava tracce di affumicatura intenzionale, un metodo che rallentava la decomposizione. “Questa pratica permetteva di mantenere connessioni fisiche e spirituali con gli antenati”, ha spiegato Hirofumi Matsumura, antropologo dell’Università Medica di Sapporo, sottolineando la dimensione culturale di questo rituale.
La scoperta che ribalta la storia
Secondo i ricercatori, i corpi rinvenuti risalgono a circa 12.000 anni fa: le mummie più antiche mai conosciute al mondo. Un risultato che cambia radicalmente la nostra idea delle origini, dimostrando che la pratica non nacque in Egitto, ma molto prima e in contesti molto diversi.
Come osserva Non Solo Festa, questa scoperta spazza via un falso mito e ci mostra che anche società di cacciatori-raccoglitori, apparentemente semplici, erano capaci di sviluppare rituali sofisticati per dare senso alla morte. Un filo invisibile che collega quelle comunità remote alle tradizioni che, in alcune zone di Papua Nuova Guinea e Australia, resistono ancora oggi.