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Questa scoperta ha meravigliato tutti | Sepolte da 80000 anni: impensabile che questi uomini fossero in grado di farle

Archeologia

Scoperta archeologica (Canva foto) - www.buildingcue.it

Questi incredibili ritrovamenti rivelano segreti inaspettati sulla caccia preistorica: erano sepolte da 80mila anni.

Nel cuore dell’Asia centrale si nasconde un territorio ancora poco conosciuto ma ricco di storie dimenticate. Le montagne del Tian Shan, con le loro grotte e profondi canyon, sono state per millenni rifugio di animali e uomini. Qui, la natura ha conservato tracce preziose di epoche remote che oggi permettono agli studiosi di guardare con occhi nuovi al passato.

Molti di questi siti sono diventati veri laboratori a cielo aperto, dove la pietra e i sedimenti parlano più di qualsiasi documento scritto. Le superfici scavate restituiscono oggetti apparentemente ordinari, ma che, sotto l’osservazione di esperti, svelano una complessità sorprendente. Ogni frammento diventa così un tassello per ricostruire l’ingegno delle comunità che popolarono quelle terre.

Le ricerche archeologiche nella regione hanno spesso evidenziato come diverse specie umane abbiano convissuto e lasciato tracce della loro presenza. Ossa, denti e utensili litici emergono dalla roccia, offrendo indizi preziosi su comportamenti, tecniche e adattamenti a un ambiente ostile. In alcuni casi, proprio gli strumenti più piccoli hanno raccontato le storie più grandi.

È in questo contesto che un team internazionale di studiosi ha concentrato la propria attenzione su Obi-Rakhmat, una grotta già nota per custodire segreti enigmatici.

Un’ipotesi che cambia le certezze

Nelle profondità di Obi-Rakhmat sono state trovate piccole punte di pietra che a un occhio inesperto potrebbero sembrare insignificanti. Analizzandole con la tecnica della traceologia, gli archeologi hanno notato fratture da impatto diagnostiche, segni che compaiono solo quando un oggetto colpisce a forte velocità una superficie dura. «Sono come l’impronta digitale di un proiettile», ha spiegato l’archeologo Hugues Plisson dell’Università di Bordeaux.

Queste evidenze hanno portato a un’ipotesi sorprendente: gli artefatti non erano semplici schegge, ma proiettili veri e propri, assimilabili alle punte di freccia. Secondo quanto riportato da National Geographic, si tratterebbe della più antica testimonianza di questa tecnologia, risalente a circa 80.000 anni fa. Una scoperta che mette in discussione il ruolo esclusivo attribuito all’Homo sapiens nell’invenzione delle armi da lancio complesse.

Freccia
Punte di freccia preistoriche (Canva foto) – www.buildingcue.it

Le prove nascoste tra le pietre

Dopo aver selezionato venti reperti tra centinaia, i ricercatori hanno individuato tre categorie distinte: punte pesanti simili a giavellotti, piccole lamelle e minuscole micropunte triangolari. Proprio queste ultime, lunghe appena pochi centimetri e dal peso di poco più di un grammo, hanno destato il maggiore stupore. Alcune si sono frantumate al momento dell’impatto, lasciando tracce inequivocabili del loro utilizzo nella caccia.

Chi realizzò simili armi resta oggetto di dibattito. La grotta aveva già restituito resti attribuiti a un Neanderthal, forse un ibrido con un Denisovano o persino con un Homo sapiens. Se fossero davvero stati i Neanderthal a fabbricare queste punte, ciò significherebbe che possedevano conoscenze tecnologiche molto più avanzate di quanto si pensasse, aprendo scenari inediti sulle connessioni tra le diverse specie umane dell’epoca.