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Quando vai in chiesa non puoi metter più gli spicciolini | Ora le offerte le devi fare con la carta: il Pos è servito

Quando vai in chiesa non puoi metter più gli spicciolini | Ora le offerte le devi fare con la carta: il Pos è servito

Cosa cambia (canva.com) - www.buildingcue.it

La rivoluzione digitale impatta tutto, anche gli aspetti più impensabili! Adesso in chiesa si offre con la carta. Cosa succede?

C’è un suono delicato che da secoli accompagna il gesto di offrire: il tintinnio caritatevole delle monete nella cassetta delle donazioni.

Tuttavia, in un’epoca sempre più votata al digitale, quel suono appare lontano, e nuove necessità si fanno avanti; necessità dematerializzate.

Dalla grande cattedrale barocca alle piccole cappelle rurali, oggi le forme di generosità si intrecciano con tecnologia e necessità di trasparenza.

Si tratta di un concetto che ha trovato applicazione in molte nazioni straniere, ma che in Italia solleva interrogativi di natura giuridica, fiscale e culturale; nonché etica, tanto per cambiare.

Donare col POS

Secondo quanto riportato da Il Sole24Ore e Avvenire, il 9 luglio scorso il ministro Giancarlo Giorgetti, partecipando a un evento a cura di Nexi in parlamento per il lancio della piattaforma “Dona Italia”, ha sollecitato la CEI a permettere le offerte in chiesa tramite POS. All’estero, avrebbe sottolineato il ministro, è consueto poter effettuare gesti di generosità semplicemente avvicinando una carta o uno smartphone. In Italia, tuttavia, questa pratica è ancora poco diffusa.

Un elemento chiave della proposta è la tracciabilità e la possibilità di detrarre le donazioni: se la parrocchia risulta iscritta nel Registro degli enti del Terzo settore (ovvero il Runts), le somme donate tramite POS potrebbero godere di vantaggi fiscali, incentivando così una maggiore partecipazione dei fedeli. Da un punto di vista tecnico, l’ente ecclesiastico dovrebbe dotarsi di un proprio codice fiscale e rispettare le normative relative al Terzo settore, secondo le fonti.

donazioni cestello
Restano questioni aperte (canva.com) – www.buildingcue.it

Questione di fisco?

Culturalmente, sottolinea Il Sole, l’introduzione del POS nelle parrocchie mette in luce un conflitto tra tradizione e modernità, in quanto molte persone continuano a legare l’atto di donare all’uso di monete e banconote, in virtù di una connessione con il sacro.  A livello internazionale, il modello è già attivo, come riportato anche dal Corriere della Sera: Stati Uniti, Svezia, Regno Unito e Polonia sono esempi positivi in cui il mercato delle donazioni digitali ha visto crescite significative – ad esempio in Gran Bretagna, dove il 35% delle donazioni avviene attraverso canali elettronici e in alcuni casi l’incremento ha toccato il 97%.

Anche in Italia, alcune diocesi come Mestre e Chioggia hanno testato questa innovazione ma con scarso successo; soprattutto a Chioggia, prima del 2020, dove don Vincenzo Tosello aveva introdotto i POS in tre chiese, compresa la cattedrale. Un altro aspetto critico, secondo Il Sole, è legato alla sicurezza: l’eliminazione del contante dalle cassette delle offerte potrebbe diminuire il rischio di furti, una questione non trascurabile neppure per la gestione ecclesiale. Tuttavia, restano aperti interrogativi sugli investimenti richiesti, sulla formazione del personale parrocchiale e sull’adeguamento amministrativo.