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Venezia tra acqua alta e clima estremo: le nuove soluzioni per salvarla dal futuro che avanza

Acqua alta a Venezia

Acqua alta a Venezia (Shutterstock foto) - www.buildingcue.it

La Serenissima ha bisogno di un intervento tempestivo ed efficace. Non si può più temporeggiare o rischia di diventare troppo tardi

Tra i motivi che rendono Venezia una meta unica nel suo genere, indubbiamente in prima fila, figura proprio la sua forte identità marittima e il fatto che la città si sviluppi all’interno della Laguna.

Non strade e viali, ma suggestivi canali, che rappresentano una delle attrattive turistiche più ambite in assoluto dai turisti mondiali, che ogni anno, in ogni stagione, affollano i vicoletti della Serenissima.

Uno spettacolo unico, non visionabile in ulteriori mete del globo. Ma sicuramente una condizione che porta con sé anche una serie di problematiche in merito alle quali tenere accesi i riflettori.

La corrosione praticata dall’acqua e il fatto che i cambiamenti climatici abbiano condotto il livello della stessa ad aumentare e strabordare con una spaventosa frequenza, per esempio, sono sicuramente tra le più delicate.

Un impegno concreto e necessario

Un disagio che, a dire la verità, attanaglia Venezia già da svariati decenni, avendo condotto gli esperti ad ideare ed introdurre il sistema MOSE, un insieme di barriere mobili, determinante per il contenimento del livello dell’acqua, anche in preda a ricchi acquazzoni. Ma la situazione attuale ha messo il MOSE sempre più in difficoltà nell’esecuzione della propria funzione, arrivando a renderlo non più così sicuro e affidabile come parso in precedenza. Per questo, la comunità si è trovata costretta a soffermarsi sulla possibilità di valutare nuove opzioni. Inquadrate all’interno dello studio denominato “Quali priorità dare alle iniziative di resilienza in risposta a calamità naturali nella Città Metropolitana di Venezia”.

E’ stato svolto multi disciplinarmente da parte  dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e di ricercatori attivi provenienti dall’Università della Virginia e della Carnegie Mellon University. Tra gli autori dello studio figura anche Andrea Critto, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa ha espresso con chiarezza quelli che sono gli obiettivi da inquadrare per il prossimo futuro.

MOSE
L’utilità del MOSE (MOSE Venezia foto) – www.buildingcue.it

Gli scenari valutati per il futuro

Tutto parte da un’opera che preveda una concreta mappatura dei rischi potenzialmente derivanti dai cambiamenti climatici, che possono portare anche a conseguenze contemporanee, amplificando di gran lunga gli ipotetici danni. Grazie ai modelli interdisciplinarmente forniti grazie alla collaborazione tra il centro climatico e le università è stato possibile raggiungere questo primo obiettivo.

Inoltre, la tecnologia sviluppata dagli atenei statunitensi ha permesso l’organizzazione di veri e propri workshop, al fine di definire quelli che dovranno essere gli interventi prioritari da effettuare, anche in virtù degli scenari capaci di destare maggior preoccupazione e rischio. Si è reso necessario sviluppare una proiezione fino al 2100, il che ha portato a definire con certezza quanto la frequenza di eventi come mareggiate e aumenti del livello dell’acqua sia destinata ad aumentare – si parla di 10 volte in più rispetto ad oggi -. Ciò significa, considerando che al giorno d’oggi è possibile annotare all’incirca una manifestazione l’anno, in futuro la possibilità è di raggiungere addirittura le 5-10 nel corso dei 12 mesi.