Ufficiale, l’Agenzia delle Entrate ha appena diramato il comunicato | La casa in comodato d’uso va dichiarata: se non lo fai becchi una multa assurda
L’Agenzia delle Entrate con quel comunicato ha affermato tutto ciò. La dichiarazione va fatta, nel modo più assoluto.
Le case in comodato d’uso sono immobili concessi in uso gratuito da un proprietario a un’altra persona, spesso un parente o un familiare, senza che ci sia un affitto da pagare. È una forma di “prestito” temporaneo regolata dalla legge, utile ad esempio per aiutare un figlio o un genitore che ha bisogno di un’abitazione.
Chi riceve l’immobile può abitarlo o usarlo, ma deve rispettare le condizioni stabilite: non può affittarlo né modificarlo senza consenso. Di solito, il comodato è a tempo determinato, ma può anche essere “a tempo indeterminato”, finché il proprietario non ne richiede la restituzione.
Dal punto di vista fiscale, il comodato tra parenti può portare vantaggi. Per esempio, se si registra ufficialmente un contratto tra genitori e figli, si può ottenere una riduzione sull’IMU per la seconda casa, a certe condizioni (residenza, uso esclusivo, ecc.).
È sempre meglio mettere tutto per iscritto e registrare il contratto all’Agenzia delle Entrate. Anche se non è obbligatorio in ogni caso, farlo tutela entrambe le parti da eventuali problemi futuri.
Una situazione comune, ma spesso fraintesa
Quando si parla di comodato d’uso, si pensa subito a una soluzione comoda, magari un appartamento dato gratuitamente a un parente o a un amico. E in effetti, è proprio così che funziona: si tratta di un prestito d’immobile, senza affitto, basato spesso sulla fiducia. Ma nonostante l’apparente semplicità, questa formula può generare parecchi dubbi, soprattutto sul fronte fiscale. E proprio per fare un po’ di chiarezza, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato un avviso esplicito, basandosi su un caso reale, per spiegare bene chi deve dichiarare cosa.
Il caso è quello di una signora che si è rivolta all’amministrazione fiscale con una domanda molto concreta: il marito ha concesso in comodato gratuito un appartamento al fratello. Il dubbio era se questa situazione fosse “in regola” e, soprattutto, se fosse necessario dichiarare qualcosa e a nome di chi. Una domanda legittima, che riguarda tante famiglie italiane.
Il nodo fiscale
La risposta arriva direttamente dall’articolo 26, comma 1, del TUIR, che stabilisce una regola chiara: i redditi fondiari devono essere dichiarati da chi detiene un diritto reale sull’immobile, quindi il proprietario, l’usufruttuario o chi ha un altro diritto reale, come l’enfiteusi. Il comodatario, invece, che abita nell’immobile senza pagare nulla, gode solo di un diritto personale di godimento, non di proprietà.
Questo significa che non ha alcun obbligo fiscale legato al possesso, anche se ci vive stabilmente (fonte: OT11OT2.it). Tradotto in pratica: il reddito legato alla casa, anche se non c’è affitto, resta fiscalmente a carico del proprietario. È lui che deve inserirlo nella dichiarazione, anche se non percepisce denaro. Questo perché l’Agenzia considera il solo possesso, e non l’uso materiale dell’immobile, come base per il reddito fondiario.