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FISCO, passato il “Decreto Inciucio” | Basta una parola del vicino e ti perseguitano: in arrivo mazzate pesanti

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Attenzione alla parola del vicino (Canva foto) - www.buildingcue.it

Approvato il discusso “Decreto Inciucio”: ora basta una segnalazione del vicino per finire nel mirino del Fisco.

Il rapporto tra cittadini e Fisco è da sempre complesso, sospeso tra doveri legittimi e il timore di controlli a sorpresa. Nella percezione comune, l’Agenzia delle Entrate appare spesso come un’entità distante, capace di agire con strumenti difficili da comprendere e con poteri estesi che sfuggono al controllo diretto del contribuente.

Questo clima di incertezza ha contribuito a generare un senso di insicurezza fiscale diffusa, soprattutto tra i piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi. Negli ultimi anni, l’evoluzione tecnologica e normativa ha reso i sistemi di verifica sempre più sofisticati.

Le banche dati si integrano, i flussi economici vengono tracciati in tempo reale e ogni discostamento dalla norma può attivare un algoritmo di allerta. A preoccupare di più, però, è la sensazione che la macchina fiscale possa muoversi anche sulla base di segnalazioni esterne, magari provenienti da soggetti non sempre imparziali.

Questo ha alimentato la paura di essere “denunciati” dal vicino, dal fornitore scontento o perfino da un ex collega, con conseguenze spesso imprevedibili. In un contesto del genere, la fiducia si sgretola e si fa strada il sospetto che qualunque voce possa trasformarsi in indagine.

Quando una parola può costarti caro

Negli ultimi mesi si è parlato con insistenza di una svolta nei meccanismi di controllo, che sembrerebbe autorizzare il Fisco a basarsi anche su dichiarazioni di terzi per avviare accertamenti approfonditi. L’idea che basti una semplice segnalazione da parte di un vicino o di un fornitore per finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate ha creato un clima di timore, soprattutto tra le piccole attività.

La sensazione dominante è che si possa essere perseguitati fiscalmente anche senza prove concrete, ma solo sulla base di presunzioni soggettive. Questo scenario, aggravato dal recente clima di sfiducia e tensione sociale, ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra tutela dell’erario e garanzie per il contribuente. E mentre si teme un ritorno a forme di “controllo indiretto”, le nuove sentenze sembrano rafforzare proprio questa direzione.

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Accertamenti approfonditi (Canva foto) – www.buildingcue.it

La cassazione dà valore probatorio alle dichiarazioni di terzi

Con la sentenza n. 9151 del 7 aprile 2025, la Corte di Cassazione ha stabilito che anche le dichiarazioni extragiudiziali rese da terzi possono avere valore probatorio in sede di accertamento fiscale. Ciò significa che se un fornitore o un collaboratore dichiara di aver emesso fatture per operazioni inesistenti, tali affermazioni possono essere usate per giustificare un’indagine approfondita, anche in assenza di altri riscontri immediati.

Secondo la Corte, spetta poi al giudice valutare l’attendibilità di queste dichiarazioni, in base a criteri oggettivi e alla coerenza complessiva delle prove. In altre parole, la parola del “vicino” – se credibile – può davvero innescare controlli fiscali concreti. Una novità che, pur essendo tecnicamente legittima, rischia di trasformare il clima fiscale in un terreno ancora più incerto per i contribuenti.